Riflessologia plantare: nascita, storia, diffusione

Stampa

La riflessologia plantare ha radici molto lontane. Il massaggio del piede veniva praticato dalle antiche civiltà africane, cinesi, indiane, egizie e dagli indiani d'America. Vediamo cos'è e a cosa serve.

Tale pratica veniva guardata con molta diffidenza in Occidente dove si originò agli inizi del 900 per poi diffondersi, in gran parte del mondo, negli anni 60.

Riflessologia plantare: nascita, storia, diffusione 

Fu nel lontano 1915 che la riflessologia plantare fu riscoperta dal dott. William H. Fitzgerald otorinolaringoiatra e chirurgo. Fitzgerald scopri che, applicando una leggera pressione su alcune ossa del piede o della mano o su alcune articolazioni, riusciva a compiere interventi di lieve entità sui pazienti senza ricorrere ad alcuna forma di antidolorifico. Ne dedusse che la pressione riusciva a ridurre la percezione del dolore da parte del paziente.

Riflessologia plantare secondo Fitzgerald

Ma la riflessologia plantare a cosa serve e cos'è?

Vi sono varie teorie, ma secondo Fitzgerald il corpo risultava diviso in dieci segmenti verticali identici collocati cinque per ogni lato di un ideale asse di simmetrico che suddivideva il corpo in due parti. Chiamò questa tecnica "terapia zonale"; secondo quest'ultima, ogni zona conteneva un sua "energia bioelettrica" che si muoveva dalle dita dei piedi al cervello, quindi alle mani e viceversa.

Le zone di massaggio del piede vennero associate a rispettive parti del corpo e, secondo questa teoria, premendo determinate aree del piede si riusciva ad alleviare il dolore nel corpo. Ci si rese conto, in breve tempo, che la sua tecnica non aveva solo valenza di tipo anestetico, ma anche terapeutico e curativo. Questa teoria presenta analogie profonde con i principi dell' agopuntura.  Negli anni, la terapia zonale trovò numerosi adepti tra i i chiropratici ed osteopati

Il massaggio di compressione dei punti riflessi: Eunice D. Ingham

Eunice D. Ingham fu una degli adepti di Fitzgerald e contribuì, in maniera preponderante, alla diffusione della riflessologia plantare in Occidente. Attualmente la riflessologia occupa un posto di rilevo in molti ospedali e cliniche cinesi, accanto alla medicina tradizionale.

La Ingham sosteneva che l'applicazione della pressione, in un punto specifico del piede nella riflessologia plantare, stimolava l'energia nella zona trattata ed apportava benefici a tutti gli organi connessi con tale zona. Scrisse e pubblicò due libri: The stories theFeet Can Tell (1938) e, successivamente,  The stories the Feet Have Told  (1945). L'autrice chiamò questa tecnica da lei sviluppata, "Metodo Ingham" e lo diffuse, attraverso corsi e conferenze, negli Stati Uniti.  In seguito, si cominciò ad utilizzare il termine di "Riflessologia" in tutto il mondo.

La diffusione della riflessologia plantare

Negli anni 60 un'allieva di Ingham, Doreen Bayly, portò questa tecnica nel suo paese, l'Inghilterra.  Ebbe un grande successo e, la riflessologia, si diffuse velocemente in tutto il paese tanto che, tra gli anni 70 e gli anni 80, vennero pubblicati oltre 80 libri che trattavano tali tecniche. Altri studenti della Inghman diffusero la Riflessologia in Europa,  in Nuova Zelanda, in Australia. In Cina a riflessologia è approdata intorno agli anni 60. Sta di fatto che, in quasi tutti i paesi occidentali, vi è la presenza di terapeuti che seguono il metodo Inghman, o Inghman integrato con altre metodologie. 

I corsi di riflessologia plantare si sono diffusi e sviluppati in molte parti del mondo rendendo possibile un'ampia diffusione di tale pratica. Le zone in cui viene praticata la riflessologia sono: piede, mano e orecchio. La riflessologia della mano è spesso combinata con la riflessologia del piede.